“…se qualche cosa io ho dato a loro (agli allora giovani registi della Nouvelle Vague francese n.d.a.) è stato di metterli sulla strada, di fare dei film di poco costo. Questa è una predica che ho fatto continuamente. Quindi la Nouvelle Vague è esplosa più per una ragione di organizzazione che per ragioni estetiche. Poi ognuno era se stesso, ma l’importante era che trovassero il modo di esprimersi, la facilità di espressione, di smitizzare la macchina da presa e il cinema affrontandolo così, più semplicemente, senza tante preoccupazioni di belle inquadrature, di bellissime immagini, di fotografia perfetta eccetera. Quello che era importante era di fare un discorso. Questo è l’unico contributo che ho dato a loro.”
Roberto Rossellini
UN PROTOCOLLO EDITORIALE
L’AUTORE
1
Qui si dà alle stampe un libro scritto e diretto dall’autore. Pertanto qui l’autore è il regista del proprio libro.
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L’autore domina tutte le fasi di produzione del libro. È quindi necessario che acquisisca attraverso lo studio e l’esperienza un certo grado di competenza su questioni tipografiche e grafiche, informatiche, giornalistiche, commerciali ecc. allo stesso modo in cui, in modi e tempi diversi, ha acquisito il gusto alla lettura e il senso critico argomentato. Ovviamente l’autore non deve necessariamente saper fare tutto da solo, ma deve sapere cosa sta facendo chi la sta facendo.
3
Avere consapevolezza del proprio lavoro ha a che fare con la cura dell’anima intesa in senso socratico, come capacità di intendere e di volere.
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L’autore deve intendere e volere la socialità insita nel proprio lavoro anche nel pieno del caos da cui volentieri fuggirebbe riparandosi nella sua solitudine intellettuale ed esistenziale.
IL LIBRO SCRITTO
1
Questo percorso parte dall’ultima stesura, per intendersi quella che l’autore manderebbe a un editore.
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L’autore ingaggia un gruppo di tre lettori critici tra loro differenti per età, carattere, cultura, provenienza geografica. Ciò che li accomuna è la costanza nella lettura. Meglio che non siano professionisti del settore editoriale o altri scrittori (qui non si sta cercando approvazione o contratti). Ai lettori critici si chiede la disponibilità a leggere con la penna in mano, annotando ogni cosa che vogliono. Dei lettori critici l’autore raccoglie il giudizio discorsivo prendendo appunti. Dai lettori critici l’autore riceve indietro il testo arricchito dei commenti e fatalmente anche delle banali correzioni, ma attenzione la revisione delle bozze è una fase successiva e non si esaurisce qui.
3
L’autore deve ingaggiare un ulteriore lettore critico particolare: un libraio. A costui deve chiedere un parere più stringente sulla qualità dell’opera. Se il parere è favorevole, l’autore elegge la libreria in questione a sede ideale di tutto il progetto editoriale e lì tornerà spesso a ponderare le sue scelte narrative ed extra narrative (dimensioni del libro, scelta del carattere tipografico, prezzo, copertina ecc.). Anche se l’autore decidesse una tiratura minima di cinquanta copie del libro, sarebbe ragionevolmente sicuro di smaltirle attraverso quella libreria e quel libraio che ha visto nascere il libro passo per passo. Se il parere è sfavorevole, l’autore è tenuto a una seria riflessione, se mollare tutto o cercare il parere di un altro libraio.
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L’autore riceve dai lettori critici le fotocopie del testo arricchite dalle note e tira le fila con una nuova stesura in cui tiene conto delle obiezioni che ha deciso di accettare. La lascia riposare per un tempo che ritiene sufficiente, durante il quale valuta e stabilisce il formato del libro coinvolgendo il libraio e cercando sugli scaffali della libreria i modelli cui riferirsi. Questa scelta gli servirà a tornare sul testo attraverso un programma di impaginazione e stampare una bozza realistica del libro che sarà.
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L’autore ingaggia adesso un correttore di bozze. La figura ideale non professionale è un professore di liceo di lingue straniere o di italiano con lunga esperienza. Tale categoria di insegnanti è più avvezza a sillabare le singole parole in cerca di errori. È opportuno passare al correttore poche pagine alla volta (max venti) e terminare il lavoro con calma.
IL LIBRO STAMPATO
1
Adesso l’autore ha in mano il libro da pubblicare. Non è più discutibile per quanto riguarda stile e contenuto. È verosimile pensare che, se il libro stesse un anno nel cassetto, una rilettura dell’autore difficilmente lo salverebbe da nuove modifiche perché sarebbe l’autore stesso a essere cambiato in quel lasso di tempo. È buona cosa pertanto procedere speditamente alla stampa e lasciare a nuovi libri il compito di rappresentare l’autore in un diverso momento della sua vita. Ciò è quel che si intende con mediocrità dell’autore: sempre in movimento tra l’inizio e la fine della sua carriera, sempre al centro della propria visione del mondo.
2
L’autore adesso dà concretezza alle sue idee in merito alla copertina (con un grafico), alle caratteristiche fisiche del libro (con un tipografo), al prezzo (con un confronto a tutto campo e con sotto gli occhi le spese sostenute o da sostenere), al contratto editoriale ideale da suggellare.
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Se l’autore decide di cercare un editore tradizionale dovrà essere consapevole che il libro da pubblicare deve essere quello fin qui costruito e non una sua variante. Che l’editore in questione, qualora fosse disposto ad accettare questa politica dell’autore, si ritroverebbe tra le mani un lavoro finito e quindi costi aziendali ridotti. Ciò significa che i diritti d’autore devono essere ben maggiori degli usuali concessi a scrittori che cercano nell’editore un padre, un maestro, un agente, un difensore d’ufficio eccetera.
4
Se l’autore decide di aprire la sua autarchica casa editrice dovrà tenere conto di tutto ciò che è previsto dalla legge e dal fisco e dovrà ingaggiare un commercialista.
5
Più coerente con l’idea di dare alle stampe è la ricerca da parte dell’autore di uno stampatore. Si trovano sovente tipografie che in aggiunta alla loro principale attività hanno affiancato la definizione legale e imprenditoriale di editori. Costoro sono autorizzati a fornire il codice ISBN al libro e sono tenuti ad ottemperare agli obblighi di legge e a quelli fiscali in materia di editoria. Cionondimeno rimangono fondamentalmente tipografi, ovvero vedono il senso economico del loro lavoro nel guadagno derivante dalla stampa. Un contratto editoriale misurato su queste premesse con una tipografia-editrice terrà quindi conto del preventivo di stampa per le copie richieste che può essere versato dall’autore sotto forma di acquisto di un certo numero di libri al prezzo di copertina. Tali libri, sui quali non c’è margine di guadagno, è legale rivenderli brevi mano dall’autore a privati in quanto l’IVA è già stata assolta dalla tipografia-editrice al momento in cui ha venduto le copie all’autore. Se tale rivendita raggiunge il numero delle copie acquistate, la copertura delle spese di stampa è ottenuta. Le rimanenti copie fatte stampare rimarranno di proprietà della tipografia-editrice e l’autore riceverà i diritti concordati che porterà in dichiarazione dei redditi come proventi derivanti da opere d’ingegno e trattati in modo specifico dal fisco.
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Un contratto editoriale come quello appena presentato è assolutamente libero tra le parti (autore e tipografo-editore) e deve solo rispondere alla legge. Dal momento che l’autore non è disposto a interventi di terzi sul contenuto del suo libro, sarà corretto che egli sollevi il tipografo-editore dalla responsabilità civile nei confronti di coloro che si sentano offesi dal libro. Inoltre l’autore può farsi delegare per la distribuzione, la rendicontazione con le librerie, la promozione eccetera. Alla tipografia-editrice rimarrà di assolvere alla fatturazione ai librai per il venduto. Questa voce può essere ripagata attraverso un’opportuna ripartizione dei diritti, ma generalmente la delega alla gestione del libro una volta stampato e distribuito, garantisce all’autore almeno un cinquanta per cento del prezzo di copertina. La delega, inoltre, lo esorta a intrattenere con le librerie un rapporto diretto selezionando nel tempo i soggetti con cui vuole lavorare e gli dà il polso sul numero di copie necessarie per il prossimo libro.
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La stampa digitale applicata all’editoria di libri è l’innovazione tecnologica che permette questo modello allo stesso modo in cui la cinepresa 16mm applicata al cinema (e non solo alla televisione e al documentario) ha liberato energie e intelligenze nel cinema del Novecento. Nessun tipografo caccerà un autore che voglia stampare una o cento copie appena del suo libro. Sarà doppiamente illuminato (come lo furono alcuni produttori francesi della Nouvelle Vague) quel tipografo che comprenderà come i supporti per la stampa digitale di cui si è dotato gli diano una nuova potenzialità imprenditoriale e culturale, basta aggiungere la parola “editore” alla propria ragione sociale.
CONCLUSIONI
1
In tutta la trattazione si è fatto uso del termine “ingaggiare”. Con esso si intende l’aiuto che l’autore può ricevere per denaro, regali, amore, amicizia, condivisione, favore eccetera alla realizzazione del suo libro.
2
Il senso economico del libro nato da questo protocollo editoriale è quello di un grande investimento con un basso guadagno. Un grande investimento non è da intendersi di denaro in modo diretto, ma di tempo e quindi di vita. Come criterio generale l’operazione ha successo se l’autore rientra dalle spese vive che ha sostenuto e che mediamente sono quantificate nella vendita di circa la metà delle copie stampate. Pertanto questo successo va letto in senso relativo e proporzionato alla tiratura. La tiratura, d’altro canto, era stata frutto di valutazione attenta da parte dell’autore e quindi una misura della sua consapevolezza.
3
Non esiste in questa concezione delle cose un autore che non sia consapevole e che deleghi ad altri la conoscenza di se stesso.